GARBELLI DIARIO PUBBLICO



Sino a metà gennaio gli spazi espositivi della galleria La Giarina ospitano la mostra DIARIO PUBBLICO, personale di Francesco Garbelli. (comunciato stampa) Non sai che non si esce vivi dagli Anni ’80 cantavano gli Afterhours, una sorta di monito legato ad un preciso periodo storico che ha fatto da vero spartiacque per i linguaggi dell’arte e non solo, apripista e fonte di ispirazione per le generazioni future. Diario Pubblico, la personale di Francesco Garbelli curata da Francesca Di Giorgio, prende le mosse da uno dei decenni che oggi, a distanza, può essere guardato con lucidità attraverso il filtro e la lente d’ingrandimento del presente. Per molti storici gli Anni ’80, nel loro mix di nuovo e di vecchio, di continuità e di rottura, furono l’ultimo vero decennio del XX secolo e il primo del XXI: il punto di passaggio e di transizione tra due universi socio-culturali molto diversi, in cui si sovrapposero fenomeni novecenteschi in dissoluzione con stimoli del secolo che stava per aprirsi. L’arte non si sottrae al confronto con la storia e si inserisce pienamente nel flusso degli eventi. Ecco perché l’indicazione temporale del sottotitolo è fondamentale per comprendere l’evoluzione di una intera ricerca, senza prescindere dal contesto storico di partenza e di arrivo e per costruire quel ponte ideale che collega la produzione di Francesco Garbelli, dalle prime incursioni nello spazio urbano, con interventi di street art e public art, sulla toponomastica e sulla segnaletica stradale, agli ultimi esisti che spaziano tra media differenti recuperando l’uso della parola significante: forma e contenuto mai disgiunti.
 
Lo spunto per Diario Pubblico è dato da un corposo nucleo di opere della collezione della gallerista Cristina Morato, riconducibile ai primi anni di ricerca dell’artista e che, in mostra, è messo in relazione a lavori più recenti attraverso tematiche sociali, ecologiche, geopolitiche. Temi estremamente attuali e dibattuti, oggi, ma che Garbelli ha sondato in anni in cui non si erano affatto imposti all’attenzione pubblica e che fa di lui un vero pioniere dell’arte pubblica e relazionale italiana. In mostra, una dozzina di opere, da Il Paradosso del pedone, dei primi Anni ’90 a Non sono razzista ma… La rivolta delle parole, installazione non autorizzata di cinque targhe applicate su un muro lungo l’Alzaia Naviglio Grande a Milano, in occasione della Giornata Internazionale per l’Eliminazione della Discriminazione Razziale, il 21 marzo 2021. La prima è un’opera su cui Garbelli torna a riflettere diverse volte negli anni e a declinarla con tecniche differenti: un cartello stradale che veicola un concetto filosofico. Il paradosso, infatti, ci spinge a ragionare sulla contraddittorietà della nostra esistenza e delle nostre azioni e sulla possibilità di analizzare la nostra condizione da altri punti di vista: «noi siamo il ruolo che ci attribuisce la società, recitiamo a parti inverse ruoli diversi che, troppo spesso, non incontrano le regole del vivere civile» racconta l’artista. Il lavoro di Francesco Garbelli può anche essere definito Pop, nel senso più pieno del termine. Opere che portano messaggi recepibili da tutti ma tanto stratificate da poter essere lette su più livelli. Opere come appunti visivi, fermi immagine di una società che forse non ha ancora elaborato il suo passato e sembra vivere in un continuo presente che le impedisce di riappropriarsi del proprio tempo e del proprio spazio.
 
>> INGRESSO LIBERO. orari di apertura 15.30/19.30; chiuso il lunedì e nei giorni festivi
>> Per essere sempre aggiornato, metti Mi Piace sulla nostra pagina WWW.FACEBOOK.COM/VERONA.NET

ALTRI EVENTI IN PROGRAMMA PRESSO Galleria LA GIARINA