VERONA, SEI UNA STREGA


VERONA, SEI UNA STREGA? LETTERA DI UNA VIAGGIATRICE INNAMORATA (VIRGINIA MURRU)

Ciao Verona... conoscerti è un privilegio, è stato come allungare il passo nell’inquietudine di un sapere sempre costretto in limiti angusti e indefiniti; chi non percorre le vie lastricate della tua storia, mancherà sempre un po’ a se stesso e ai millenni che hanno preceduto. Sto per rientrare nella mia isola, un’Atlantide circonfusa di misteri e appiombi di silenzio, sbrecciati solo dall’urlo del maestrale. Un potente airone d’acciaio mi riporterà in quelle aspre solitudini. Si accendono i potenti motori, l’aereo percorre a fortissima velocità quel tratto di prospettiva quasi incombente, e infine s’alza in volo come un comune essere alato. Pochi secondi per raggiungere colonne d’aria rarefatta, mentre le ali urtano le atmosfere soffici della notte. E’ una sera calma della prima decade d’ottobre, e il clima è stato indulgente anche a Verona… Verona! Eccola dall’alto mentre ne sorvoliamo i dintorni avvolti in una leggera foschia; un effluvio di luci rimbalza nell’oscurità con immagini quasi irreali. L’Adige è un itinerario nero e serpeggiante, quasi impercettibile. Mentre si va sempre più in alto, ricordo le emozioni degli ultimi giorni, rivolto immagini di questa città quasi inverosimile, BRECCE NEI RICORDI ANCORA PERVASI DI STUPORE; CROMIE DEI TUOI PROFILI, carissima Verona. Una settimana nello splendore del tuo centro storico, per vedere quanto basta a renderti indimenticabile. Mi rivedo nei selciati dei vicoli illuminati da vecchie lanterne con bracci in ferro battuto, e ho l’impressione che nulla sia cambiato nella cripta della tua anima antica. Mi sembra di calpestare frammenti di storia, mentre osservo in ogni angolo prospetti d’Arte che s’aprono su gloriosi orizzonti, che hanno vestito i secoli in abiti di lusso. Il tuo profilo storico è un epicentro che s’esprime in pulpiti grandiosi, e tutto vi ruota intorno con magnetismi che rastremano il tempo, lo precipitano in altri scenari di vita; se non ci fossero le luminarie, e le insegne dei negozi incastonate nei portici dei palazzi, la simbiosi col passato sarebbe totale. Ma l’attrito tra i secoli qui può diventare un soffio eludibile, se il visitatore s’abbandona al fascino delle attrattive architettoniche o alla suggestione delle bellezze naturali. Queste ultime formano perfetto connubio con l’eclettismo dell’estro: degna cornice, la natura, quando racchiude i talenti umani nella sua magnificenza. Qui ogni epoca ha espresso capolavori con finezze inaudite, negli angoli in vista e anche in quelli più nascosti. Sei bellissima Verona, anche tra le quinte brumose dei monti e le pendenze dei colli vicini, dove spicca la merlatura dei castelli, o s’alza fiero il vertice dei campanili. Mi rivedo ad attraversare ponti, a scrutare grandi volatili che volteggiano come note bianche tra i panneggi del tramonto intorno all’Adige, li vedo sfiorare la superficie dell’acqua e planare ancora nelle indefinite frontiere della sera. Mi fermo sotto un lampione ad osservare il fiume.

Ne ascolto il gorgoglìo sommesso e lo scorrere lento, l’andatura indolente di un vecchio generale col dorso pieno di medaglie. I ponti che lo attraversano sono già transiti di tempo, paradigmi d’epoche inquiete che ancora sussultano. Basti pensare al romano ponte Pietra e a quello degli Scaligeri, bellissimi entrambi; bellissimi! La Chiesa di San Fermo è una delle più spettacolari, edificata su due livelli in epoche diverse. Bene in vista gli archi a sesto acuto che creano elevazioni e slanci di grande effetto; straordinaria la strombatura dei portali, con guglie, bassorilievi e decori che lo rendono un’opera monumentale, magnifica e imponente se osservata arrivando dal ponte delle Navi. Proseguo verso il centro, la visione dei monumenti è SPETTACOLO CHE INCATENA GLI OCCHI: spuntano ovunque volga lo sguardo, come visioni che ipotecano i sensi e non li restituiscono più; sono ubicati nelle zone più improbabili e sembrano irreali, opere di uno scaltro illusionista. Così m’appare l’alta torre dei Lamberti e, poco oltre, Piazza delle Erbe, l’antica sede del Foro in epoca imperiale oggi fiancheggiata da edifici che sono come capitoli aperti nella storia Medievale. La pietra che circonda la piazza, è colorata di bianco e rosa, con venature lucide, che la fanno apparire un’immensa sala con arredi d’eccezione… Negli avidi occhi dei presenti si può scorgere il riflesso dell’incanto appena visitato con lo sguardo, mai abbastanza preparato all’irruente maestosità delle opere che la circondano. Nell’adiacente Piazza dei Signori c’è una sorta di misticismo, un’aura che avvolge i monumenti CON RICHIAMI CHE PROVENGONO DALL'ABISSO DEI SECOLI. Ho la sensazione che l’eco sia riposto in risonanze storiche, dove la maestà delle linee architettoniche, i merli dei palazzi, i decori e le statue equestri formino un concerto nell’aria. Al centro della piazza campeggia severa la statua di Dante, il quale fu per lungo tempo ospite in questi palazzi, mentre era impegnato nella stesura della divina e immortale Commedia che ci ha lasciato. Poco più avanti un’altra stazione del sublime: è la chiesetta di santa Maria Antica, con il suo stile Romanico sobrio e raccolto; accanto ad essa le arche Scaligere, mirabili monumenti funerari dei principi di Verona. Alcuni sono sospese in baldacchini marmorei, sculture equestri che si levano verso il cielo come in un interminabile torneo pietrificato; un capolavoro, sontuosa mensa dei sensi! Verona, sei spudoratamente bella! Un privilegio che hai scontato nei secoli, con attenzioni che miravano alla conquista, e liberarsi di tanti bramosi spasimanti non è facile!

Città da amare e simbolo dell’amore, quello reso immortale da Shakespeare; la Casa di Giulietta è qui vicino e vi si accede facilmente, assediata da carovane di turisti bramosi di farsi fotografare con la statua del mito, il cui seno è stato lucidato dalle mani che vi si posano per uno scatto. Nel silenzio dei vicoli più riservati, dove le antiche lanterne si allungano con i loro bracci neri, ci furono notti in cui la libertà si vendeva nel buio delle botteghe e delle contrade; ritrovi clandestini in cui essa era un illecito da perseguire, contrabbandando ideali preziosi come scaglie di diamanti. In quei giorni l’Austriaco vigilava con i suoi gendarmi, dall’alto di Castel San Pietro. Il colle, con il castello e l’ampio cortile esterno, offrono un magnifico panorama della città, da cui emergono solenni e alti come minareti, i campanili delle splendide chiese veronesi. Da cui si ammirano i tuoi colori. Ma Verona è anche la città più Romana dopo Roma, come ci ricordano le romane porte dei Borsari e dei Leoni, il teatro Romano, l’Arco dei Gavi, che da sempre celebra i trionfi della potente famiglia, e la maestosa Arena! E’ bello da svenire l’anfiteatro, simbolo inequivocabile della potente Roma, che qui lasciò un grande segno di privilegio. Come non lasciarsi impressionare dalla sua imponenza, da quel suo estendersi in FORMA ELLITTICA PER CONTENERE FOLLE INCITANTI E SCOMPOSTE, dove un tempo si svolgevano duelli di gladiatori e i destini erano sospesi ad un gesto… Immensa l’Arena, ha una struttura solida e possente, retta da due ordini di arcate, formate da conci di marmo a colori alterni. Domina con la sua mole la vasta piazza Bra, anche se del suo raccordo esterno è rimasto solo un moncone; un'Ala che si eleva alta, ricordando la magnificenza della fascia che circondava come un contrafforte l’anfiteatro. Pensare che ha duemila anni e che ancora oggi è il più grande teatro lirico all'aperto del mondo, mi fa venire i brividi. Ma dove corri, dove vai, Colonia Augusta, con quest’anima Latina e un cuore prepotentemente Romano? Perché volgere lo sguardo oltre cortina, attraverso quelle porte giunsero orde di barbari e dominatori che a lungo assediarono il tuo suolo, attratti anch’essi dalla singolare malìa delle tue bellezze. Tu eri un lusso che nessuno straniero poté permettersi a lungo, tu così straripante d’arte in ogni nicchia di terra e di cielo, potevi solo essere italiana, paese che possiede il patrimonio artistico più grande del mondo. E se osservo i portici, i palazzi della superba piazza Bra, sei sempre tu, SPLENDENTE DI LUCE ASTRALE. SENTI VERONA, SEI UNA STREGA? La tua avvenenza mi fa venire il dubbio, il colore roseo dei tuoi marmi è solo un aspetto di quel profilo sinuoso che può solo avvincere, incantare. Se fossi donna ti chiamerei Cleopatra!

Virginia Murru, nota scrittrice e poetessa ogliastrina, fin da ragazza ha percorso con entusiasmo le assolate vie della poesia e della prosa. Lei stessa racconta che già da universitaria tradiva continuamente il suo percorso di studi (in Economia e Commercio) per la sua vera grande passione: la letteratura. Oggi ha fatto di quella passione la sua vita.