GALEAS PER MONTES


Galeas per Montes è il nome con cui viene chiamata una delle più incredibili imprese di ingegneria militare realizzate nel medioevo. Tra il gennaio e l'aprile 1439 la Serenissima Repubblica di Venezia fece trasportare una flotta di 33 navi, dal Mar Adriatico al Lago di Garda, risalendo il fiume Adige fino a Rovereto e trasportando le navi via terra per un percorso di circa venti chilometri tra le montagne.
 
Venezia era all’epoca una potenza nel mare Mediterraneo, e nel XV secolo iniziò una espansione nella terraferma veneto-lombarda attraverso conquiste militari o dedizioni spontanee, come accadde con Brescia e Verona. Nel 1438, il duca di Milano, Filippo Maria Visconti, scese in guerra contro la Serenissima Repubblica e con una serie di fortunati colpi di mano prese il controllo delle terre lombarde fino al Lago di Garda meridionale. Brescia venne posta sotto assedio dal capitano di ventura Niccolò Piccinino, ma la città resistette e chiese aiuto a Venezia. Il Piccinino aveva il controllo di tutto il settore meridionale del Lago, al quale il condottiero veneto Gattamelata (Erasmo da Narni) poteva solamente accedere da settentrione, cioè da Torbole o da Riva del Garda. L'esercito milanese era inoltre asserragliato nei castelli di Peschiera e Desenzano, rendendo quasi impossibile uno scontro frontale. La Serenissima decise quindi di attuare UN ARDITO PIANO MILITARE CHE PERMETTESSE ALLE TRUPPE DI SORPRENDERE l'esercito visconteo passando a nord del Lago. Il 1º dicembre 1438, dopo una lunghissima seduta, il Maggior Consiglio approvò la proposta formulata da Blasio de Arboribus, un ingegnere al servizio della Serenissima, e da un marinaio greco, Nicolò Sorbolo. I due progettarono di trascinare lungo la Valle dell'Adige una flotta di navi, di trarle a secco poco prima di Rovereto e poi trascinarle su rulli di legno lungo il percorso della valle di Loppio per poi calarle nel lago di Garda in prossimità di Torbole. Da lì la flotta veneziana avrebbe attaccato quella milanese, ancorata a Desenzano, tagliando la strada alle milizie viscontee di presidio a Peschiera e forzando il blocco navale in modo da aver successivamente via libera alla volta di Brescia e Milano. 
 
LA FLOTTA COSTITUITA DA 25 BARCHE GROSSE, 2 GALEE E 6 FREGATE, salpò nel gennaio del 1439 da Venezia ed imboccò le foci dell'Adige nei pressi di Sottomarina di Chioggia, risalì il fiume passando per Legnago e per Verona. Nei pressi della città scaligera, essendo il fiume in magra, dovettero applicare alle imbarcazioni una sorta di “galleggianti” di legno per ridurre il pescaggio e proseguire attraverso la chiusa di Ceraino sino ad oltre i Lavini di Marco, poco a sud di Rovereto, e a Mori. Vennero assoldati centinaia di operai: sterratori, falegnami e carpentieri che crearono una nuova strada fatta di tavole di legno, livellando il terreno e togliendo dal tracciato piante, macigni e case. Nel paese di Mori, poco a sud di Rovereto, la flotta venne tirata in secco e caricata su delle "macchine a tal fine inventate". Poi, con l'aiuto di duemila buoi requisiti nelle vicinanze e centinaia di marinai, rematori delle navi e uomini del luogo, le imbarcazioni vennero fatte rotolare su rulli sopra la strada di tavole di legno passando per i paesi di Mori, e il lago di Loppio, che permise di rimettere le imbarcazioni in acqua per un paio di chilometri. Poi la flotta venne nuovamente tirata in secco e trascinata sul ripido pendio per il passo San Giovanni. Durante la ripida discesa verso Nago attraverso la valle di Santa Lucia le navi vennero trattenute con grosse funi assicurate ad argani e fatte scivolare lentamente verso la riva del Lago di Garda, nei pressi del paese di Torbole. Raccontano i narratori dell'epoca che il peso delle navi era tale che diversi ulivi secolari, a cui erano stati fissati gli argani, furono letteralmente strappati dal terreno e che, per frenare la discesa, si ricorse all'accorgimento di attendere il forte vento che soffia da sud nel pomeriggio e di spiegare le vele per alleggerire il peso dei navigli. 
 
La complessa operazione, durata tre mesi, costò alla Serenissima Repubblica la favolosa cifra di 15.000 ducati, ma fu una delle più importanti opere di ingegneria militare mai realizzate sino ad allora e, come tale, divenne famosa in tutta Europa. Il trasporto della flotta non riuscì tuttavia a restare nascosto ai milanesi e fu perso così il fattore sorpresa sul quale contava Piero Zen, capitano della flotta veneziana. Lo scontro avvenne al largo di Desenzano e la vittoria fu dei milanesi, che erano più forti di numero e che catturarono una parte della flotta. Le due poderose galee veneziane riuscirono però a riparare nel porto di Torbole. Brescia non fu liberata dall'assedio, ma grazie al controllo navale della parte settentrionale del lago di Garda, i veneziani riuscirono a portarvi aiuti e derrate, permettendo alla città di resistere all'assedio per un altro anno. NEL CORSO DEL 1439 VENNE ALLESTITA A TORBOLE una seconda e più potente flotta veneziana con il materiale trasportato da Venezia attraverso il già collaudato itinerario Adige-Loppio-Torbole. Nello scontro dell'aprile 1440 la nuova flotta, comandata da Stefano Contarini si scontrò con quella milanese al largo del Ponale e questa volta vinse la battaglia, acquisendo il completo dominio del Lago di Garda. Nel soffitto della sala del Maggior Consiglio nel Palazzo Ducale di Venezia è presento uno stupendo dipinto del Tintoretto rappresenta il durissimo scontro con i milanesi.
 
© autore dell'articolo: Giampaolo Beschin
 
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