CANGRANDE DELLA SCALA
Alberto Canfrancesco della Scala (detto Cangrande) nacque a Verona il 9 marzo del 1291; era il terzo figlio di Alberto I della Scala, al tempo signore della città. Suo padre e il fratello Bartolomeo, successore designato, morirono quando Cangrande aveva dodici anni, ed egli giovanissimo affiancò il fratello Alboino nella guida della signoria. Governò da solo a partire dal 1311, quando il fratello morì durante un assedio alla città di Brescia. Fu per molti anni il leader della fazione ghibellina del nord Italia
Ragazzo fisicamente prestante e di bella presenza, dimostrò da subito d'essere anche molto deciso e risoluto. Sposò molto giovane la prima donna di cui si innamorò, Giovanna D'Antiochia (figlia di Corrado d'Antiochia che a sua volta era nipote dell'imperatore Federico II), una splendida donzella che era di passaggio a Verona e già promessa ad un ricco feudatario tedesco. In poco tempo, tra i 16 e i 20 anni di età divenna Cavaliere, iniziò le prime campagne militari e arrivò a comandare l'esercito veronese che, sotto la sua guida, nel giro di pochi anni assoggettò a Verona una serie di territori limitrofi: Vicenza, Treviso, Padova, Mantova, Brescia. Molto stimato dall'Imperatore del Sacro Romano Impero ENRICO VII, FU DA QUESTI NOMINATO VICARIO IMPERIALE e suo rappresentante nel Veneto, nello stesso anno (1311) in cui il conte Amedeo di Savoia fu nominato vicario imperiale nella vicina Lombardia. Con lui la città di Verona visse un periodo particolarmente florido, di pace e di prosperità. Il popolo veronese e anche quello delle altre provincie conquistate, lo ritenevano essere un sovrano intelligente, capace, e giusto. I cronisti dell’epoca ebbero per lui grandi parole di lode e stima, ritenendolo un sovrano che “non si appagava del proprio guadagno, ma cercava il guadagno del popolo”. Con lui prosperarono Verona e tutti i territori della signoria, senza rivolte o sommosse, salvo in alcuni rari e modesti episodi.
Cangrande fu anche un grande mecenate, patrono delle arti e dell'apprendimento, che nella sua reggia accolse scienziati, poeti e artisti di gran talento. DANTE ALIGHIERI FU SUO OSPITE DAL 1312 AL 1318 nutrendo per lui una sincera amicizia ed una grande ammirazione, al punto da dedicargli la terza e più importante cantica della Divina Commedia, Il Paradiso, in un testo che va sotto il nome di Epistola XIII. Boccaccio lo inserisce tra i protagonisti del Decamerone, nel settimo racconto della prima giornata, rappresentandolo come un saggio governante. Alberto Canfrancesco della Scala morì il 22 luglio 1329, a soli trentotto anni, quando era ancora nel pieno delle forze, mentre si trovava a Treviso. La sua tomba, posta sopra una porta della chiesa di santa Maria Antica, E' UNO DEI MAGGIORI MONUMENTI DELLA SCULTURA VERONESE del trecento. Sul sarcofago, situato entro un arco trilobato e sostenuto da coppie di cani recanti il simbolo araldico della scala, è scolpita una Annunciazione circondata da bassorilievi che raffigurano le città conquistate durante le sue campagne militari; sul coperchio una statua che lo ritrae morente, sopra un lenzuolo dalla sorprendente verosimiglianza, e sulla copertura del baldacchino una grandiosa statua equestre. Sebbene il matrimonio di Cangrande con Giovanna di Svevia fosse durato oltre vent'anni, esso non portò alla nascita di alcun erede legittimo, quindi alla sua morte il principe non poté lasciare una continuità diretta al casato ed il potere passò nelle mani dei nipoti Alberto II e Mastino II della Scala, figli di suo fratello Alboino. Cangrande ebbe invece otto figli illegittimi: Gilberto, Bartolomeo, Francesco, Margherita, Franceschina, Lucia Cagnola, Giustina e Alboino.
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