EMILIO SALGARI


Nato a Verona il 21 agosto 1862 da una famiglia di commercianti, Emilio Carlo Giuseppe Maria Salgari fu un giornalista e scrittore di romanzi d'avventura. Autore straordinariamente prolifico, scrisse centinaia di storie fantastiche ed è considerato uno dei precursori della fantascienza in Italia, sebbene sia ricordato soprattutto per il ciclo di Sandokan e quello dei Pirati della Malesia. Dalle sue opere sono stati tratti una cinquantina di film ed alcune serie televisive di grande successo

Emilio Salgari nacque a Verona in una famiglia di piccoli commercianti, da padre veronese e madre veneziana; crebbe in Valpolicella, nella frazione di Tomenighe di Sotto del comune di Negrar. Nella vita fu un modesto uomo di mare, che conobbe frequentando il Regio Istituto Nautico "Paolo Sarpi" di Venezia, compiendo alcuni viaggi di addestramento su una nave scuola e una lunga crociera sul mercantile Italia Una, che per tre mesi navigò nel Mare Adriatico. Ciononostante il capitano Salgari non smise mai di viaggiare nei mari caldi e nei paesi lontani in cui ambientò la maggior parte dei suoi romanzi di avventura, che egli conobbe consultando libri, atlanti e diari di mare. La sua prima opera edita fu UN RACCONTO IN QUATTRO PUNTATE, I SELVAGGI DELLA PAPUASIA scritto all'età di vent'anni e pubblicato su un settimanale milanese. Nel 1883 riscosse un notevole successo con La Tigre della Malesia, pubblicato a puntate sul giornale veronese La nuova Arena, e nel 1884 pubblicò il suo primo romanzo, La favorita del Mahdi. Nei trent’anni successivi scrisse un’ottantina di libri ed un centinaio di racconti brevi, distinti in vari cicli avventurosi: pirati della Malesia; corsari delle Antille; corsari delle Bermude; le avventure nel Far West; fiore delle Perle; figli dell'aria e capitan Tempesta. Padre di Sandokan e del Corsaro Nero, seppe inserire i suoi personaggi in un accurato contesto storico, recuperando nelle grandi sale della Biblioteca Civica di Verona le informazioni geografiche e storiche dei paesi che descriveva.

La popolarità degli eroi salgariani è provata anche dalla grande diffusione di apocrifi (più di un centinaio) che molti editori privi di scrupoli gli hanno attribuito. Egli stesso pubblicò con vari pseudonimi numerose opere, spinto da varie motivazioni, tra cui la necessità di aggirare il rigido contratto che lo tenne lagato all'editore Anton Donath dal 1898 al 1906. Sebbene molti suoi romanzi ebbero sin da subito un grande successo, PER SALGARI LE DIFFICOLTA' ECONOMICHE FURONO SEMPRE UNA COSTANTE e del suo lavoro approfittarono soprattutto editori senza scrupoli. Il Capitano era un forzato del lavoro; i contratti lo obbligavano a scrivere tre libri l'anno: ogni libro trecento pagine in bella copia, ovvero tre pagine ogni giorno. E se una domenica voleva riposare o se un giorno era malato, all'indomani le pagine da scrivere erano sei. Inoltre era impegnato con la direzione di un periodico di viaggi e la stesura di numerose novelle, che scriveva per 8 lire l'una. Nell'incessante lavoro lo aiutavano cento sigarette al giorno e una bottiglia di marsala, che beveva da mattina a sera. Fino a quando i suoi nervi non hanno ceduto; il 25 aprile 1911, poco dopo il ricovero della moglie in un manicomio, uscì di casa con un rasoio in tasca e andò ad uccidersi in un piccolo bosco. Lo fece come avrebbero fatto gli eroi dei suoi libri, facendo KARAKIRI CON GLI OCCHI RIVOLTI AL SOLE del mattino. Lasciò una sprezzante lettera ai suoi editori, ai quali scrisse: “A voi che vi siete arricchiti con la mia pelle, mantenendo me e la mia famiglia in una continua semi-miseria od anche di più, chiedo solo che per compenso dei guadagni che vi ho dati pensiate ai miei funerali. Vi saluto spezzando la penna”. Dimenticato da molti, anche nella sua città natale, Emilio Salgari riposa nel cimitero monumentale di Verona.

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