CORSO PORTA BORSARI
corso Porta Borsari, 1
37121 Verona (vr)
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CORSO PORTA BORSARI
Corso Porta Borsari è una elegante strada pedonale del centro storico di Verona, che unisce Piazza Erbe con l’antica Porta Borsari. Ricalca il tracciato del Decumano Massimo, che in epoca romana era una delle principali arterie cittadine che si incontrava con il Cardo Massimo all'altezza del Foro.
Prende il nome da Porta Borsari, la grande porta di epoca romana risalente al primo secolo dopo Cristo e situata al suo culmine, che durante l'epoca imperiale costuituiva il principale ingresso cittadino. Da essa entrava a Verona la via Postumia, la strada realizzata dal console Spurio Postumio che all'epoca collegava il mar Tirreno con il mare Adriatico. Dal lato di Piazza Erbe la strada inizia ai piedi della TORRE DEL GARDELLO un alto edificio in mattoni di impianto duecentesco che dal 1370 ospita al suo interno il più antico orologio a campana della città. Di fronte, la casa d'angolo con Piazza Erbe è frutto del rimaneggiamento dell'antica casa Curioni, fatta costruire nel 1575 da Vincenzo Curioni per "patriae decori et meo commodo" (a decoro della patria e mio comodo), come recita l’epigrafe che corre lungo il primo piano dove sopravvive una elegante balaustrata cinquecentesca decorata con trofei d'armi. Camminando lungo il Corso si incontrano piccole vie laterali, che portano ad angoli molto caratteristici della città. E’ il caso di Corte Sgarzarie a cui si accede da una grande arco (fornice) con lo stemma degli Scaligeri sulla chiave di volta. Situata sul lato destro, dopo il civico 12, ospita una trecentesca loggia che nel medioevo accoglieva il mercato delle lane e dei panni. Di fronte all’arco, nell’angolo con vicolo San Marco sorge il Palazzo Rizzardi Ferriani, raro esempio di architettura barocca a Verona. Sulla facciata è presente un gran balcone che sormonta un portale bugnato, dove sono simmetricamente scolpite due teste che allegoricamente significano la giovinezza e la vecchiezza; nel piccolo cortile interno vi sono archi bugnati, cui corrispondono ampi finestroni al primo piano; lo scalone ospita lo stemma dei Rizzardi e due lapidi che ricordano l’ospitalità dei Ferriani verso alcuni alti prelati. Entrando in Vicolo San Marco e voltando a sinistra dopo una decina di metri, si arriva al POZZO DELL'AMORE; un romantico angolo celato nel cuore antico della città, a cui la tradizione lega il triste epilogo di una storia d'amore, avvenuta negli anni in cui i destini della città furono legati a quelli del Sacro Romano Impero. Proseguendo lungo Corso Porta Borsari, dopo il civico 18, si trova la chiesa di San Giovanni in Foro; la sua fiancata meridionale prospetta sulla strada ed è interrotta da due finestre rinascimentali allungate, tra cui si intravede un'affresco di Domenico Brusasorzi raffigurante la deposizione di Cristo dalla croce.
Le finestre sono coeve al portale d’ingresso in marmo rosso, su cui sono collocate tre piccole statue raffiguranti i Santi Giovanni Evangelista, Pietro e Giovanni Battista, attribuite a Girolamo Giolfino. La chiesa è molto antica e fu rifabbricata dopo il grande incendio divampato intorno al Piazza Erbe nel 1172; nell’interno intimo e raccolto, è presente una lastra di marmo utilizzata per secoli nelle previsioni meteorologiche: asciutta tempo buono e cattivo se umida. Nel palazzo di fronte alla chiesa, al civico 21, sino alla metà del secolo scorso era presente la pasticceria di Domenico Melegatti in cui nel 1894 nacque il PANDORO DI VERONA il dolce natalizio famoso in tutto il mondo; sulla facciata sono ancora visibili la storica insegna e le riproduzioni in pietra dei caratteristici dolci che ornano le terrazze al quarto piano. Al numero 32 sorge lo Stal de le Vecie, un edificio di impianto duecentesco e varie volte rimaneggiato nel corso dei secoli, adibito a rimessa e a stallaggio dei cavalli. La fronte dell'edificio conserva un paio di finestre romaniche e l'arco del portale di accesso, sopra il quale è murato un primitivo rilievo su cui sono raffigurati la Santissima Trinità, Maria Vergine, i Santi Michele e Raffaele. All'angolo con via IV Spade c'è un palazzo che conserva i resti di un arco trionfale romano presente sul Decumano Massimo, parzialmente visibile nella parete in vetro del negozio al piano terra. Il corso si allarga nella parte finale, formando quasi una piazza in corrispondenza delle fondamenta dell’edifico che in epoca romana era la porta di ingresso alla città. Lungo il fianco di Palazzo Benciolini, entro cui è innestata la porta, sono visibili i resti di un antico affresco raffigurante la Madonna in trono con il Bambino, data a Francesco Morone. A destra dell'affresco sono murate due tabelle indicanti l'altezza raggiunta dalle acque dell'Adige in piena, rispettivamente nel 1868 e nel 1882. Oggi quello che rimane di PORTA BORSARI rappresenta solamente la facciata esterna in pietra dell'antica porta, che in epoca romana era chiamata Porta Iovia ed era difesa da due imponenti torri di guardia. Fu costruita verso la metà del I secolo d.C. e presenta le caratteristiche tipiche dell'architettura del primo impero, con una struttura articolata su tre livelli. In origine era un edificio molto grande, con corte centrale e doppi passaggi nelle facciate. Nel livello più basso si aprono due fornici ad arco a tutto sesto, inquadrati ciascuno da due semicolonne con capitelli corinzi, che sorreggono trabeazione e frontone.
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