TOMBA DI GIULIETTA
via Luigi da Porto, 5
37121 Verona (vr)
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CONTATTI
045.8000361
web Museo Affreschi

GIORNO DI CHIUSURA
aperto tutti i giorni

ORARI DI APERTURA
08.30/19.30 (lunedi 13.30/19.30)

TOMBA DI GIULIETTA


"Io ti seppellirò in una tomba gloriosa... Una tomba? Oh no, giovane sfortunato! un letto di fiori ti attende, una stanza luminosa ti si prepara, che tutto intorno illumina l'angelico volto di Giulietta" (William Shakespeare: Romeo e Giulietta; atto V scena III)

Raggiungere la Tomba di Giulietta partendo da piazza Brà è semplice e veloce. Spostandosi dall'anfiteatro romano in direzione del neoclassico palazzo Barbieri si costeggiano le antiche mura comunali percorrendo via Pallone sino all'incrocio con via del Pontiere. Si svolta a destra imboccando quest'ultima e si percorrono un centinaio di metri sino a quando, sulla sinistra, vediamo i LACONICI GIARDINI DELL'EX CONVENTO DI SAN FRANCESCO AL CORSO, dove si trovano la Tomba di Giulietta e il Museo degli Affreschi dedicato a Giovanni Battista Cavalcaselle, storico e critico d'arte dell'ottocento. Nella cripta sotterranea, a cui si accede dal lato est del chiostro attraverso una scala in pietra, si trova il sarcofago scoperchiato in marmo rosso di Verona che secondo la tradizione ha ospitato le spoglie mortali della giovane Capuleti. All'inizio del trecento ai morti suicidi non veniva concessa la sepoltura ecclesiastica, ma nel caso di Giulietta le autorità fecero eccezione, acconsentendo alla sua sepoltura in quel semplice giaciglio, ancorché privo di stemmi ed iscrizioni. Fu nel corso del cinquecento che, seguitando a crescere della fama dei due giovani e sfortunati amanti di Verona, le autorità ecclesiastiche tentarono di eliminare lo scandalo, riesumando la tomba e trasformando il sarcofago in un recipiente per l'acqua di pozzo.

Nonostante l'incuria ed un voluto abbandono la leggenda continuò ad aumentare e la tomba divenne meta di continui pellegrinaggi. Fu omaggiata da numerosi personaggi illustri che passarono da Verona, tra cui George Byron, per cui "il sarcofago di Giulietta, semplice, aperto, con foglie appassite intorno, nel vasto e desolato giardino di un convento, è triste come fu triste il suo amore" e anche dalla principessa Maria Luisa d'Austria che nel 1822 (già Duchessa di Parma e Piacenza) si fece realizzare alcuni gioielli con dei frammenti di pietra presi dal sarcofago. Quando nel 1842 le suore abbandonarono il convento, la tomba era caduta nell'oblio. Il romanziere inglese Charles Dickens, durante una visita al sacello lo definì come "un abbeveratoio" e fu molto infastidito dal quel suo giacere abbandonato in un orto. Fu solo nel 1937, nell'ambito di una vasta opera di musealizzazione del patrimonio artistico della città, che LA TOMBA VENNE SPOSTATA NEL SOTTERRANEO ATTIGUO AL CHIOSTRO, dove oggi è visitata da numerosi turisti, che sostano silenziosi in questo antro umido, sospirando per un leggendario amore, contrastato e infelice, ma eterno. Il duecentesco ex convento ospita anche il Museo degli Affreschi G.B. Cavalcaselle, ove sono raccolti affreschi realizzati tra il X ed il XVI secolo asportati da edifici religiosi e abitazioni private della città per favorirne la conservazione, oltre a sculture realizzate nell'800 da Innocenzo Fraccaroli e Torquato della Torre, e a numerose tele di artisti vissuti tra il Cinquecento e il Settecento. Nel complesso conventuale sono conservati anche gli affreschi recuperati nella Grotta dei Santi Nazaro e Celso, uno dei più antichi sacelli presenti nel territorio veronese, situata nel quartiere di Veronetta a poca distanza dall'omonima chiesa: una grotta scavata nel tufo del monte Costiglione risalente al V secolo d.C.

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