EL BACANAL DEL GNOCO


L'origine del Carnevale di Verona risale al medioevo, quando il Bacanal del Gnoco (anche detta Festa dell'Abbondanza) assunse grande valenza e divenne la principale manifestazione veronese. Secondo la tradizione popolare il fondatore fu Tomaso Da Vico, un medico che nel XVI secolo dispose nel suo testamento che ogni anno si distribuissero alimenti agli abitanti del quartiere di San Zeno

Nella sua "Istoria di Verona" il Dalla Corte narra che nel 1531 in città imperversava una terribile carestia. Avendo in tale circostanza i "pistori" cresciuto il loro calmiere e non volendo far pane né vendere quello già pronto, il 18 giugno una folla a san Zeno corse tumultuosamente in piazza e assalì i forni, facendo bottino con pane e grano. Il pericolo della rivolta fu scongiurato con la tempestiva azione di alcuni cittadini, che a loro spese provvidero al vettovagliamento degli abitanti più poveri del rione. La tradizione popolare ritiene che tra loro vi fosse anche il medico Tomaso Da Vico, che perpetuò l'iniziativa disponendo nel suo testamento che ogni anno fossero distribuiti ai sanzenati pane, vino, burro, farina e formaggio. Giambattista Da Persico ritiene invece che LA FESTA DEL VENERDI GNOCOLAR (anticamente detta del Venerdì Casolar) risalga al 1405, con l'ingresso della città nella Serenissima Repubblica. Richiamandosi alla cronaca dello Zagata, lo storico ricorda che, al ritorno degli ambasciatori, il Carroccio fu tirato fuori dall'Abbazia di san Zeno dopo due secoli, e portato in processione con le insegne di San Marco avute in dono dal Doge. Secondo il Da Persico si deve ritenere che il carro trionfale di San Zeno (o Carro dell'Abbondanza) sia "un'immagine di quel carroccio, il bandierone di carta un'allusione allo stendardo, ed i putti i 40 ambasciatori". Data poi la grande carestia che colpì Verona nel 1406, si può ritenere che il nuovo governo abbia voluto accattivarsi il popolo istituendo una Festa dell'Abbondanza con "largizioni di commestibili e l'uso di quegli arredi, coi quali pochi mesi innanzi s'erano in trionfo portate le insegne del nuovo dominio". Secondo altri autori le origini del baccanale vanno ricercate nell'antica FESTA DEL POPOLO, ISTITUITA NEL 1208 DA EZZELINO II da Romano per la vittoria della fazione Ghibellina sui Guelfi, che fu oggetto anatemi da parte di San Bernardino quando venne a predicare nel veronese. Inoltre si potrebbe ricordare che nella Verona del Trecento, all'epoca degli Scaligeri, ogni anno a maggio in occasione della festa della traslazione del corpo di San Zeno, sul sagrato della basilica del santo Patrono si svolgeva una grande fiera, frequentata da una variopinta folla di mercanti, tra suoni, canti e balli di popolani. Non é improbabile, pertanto, che l'inizio della caratteristica manifestazione sanzenata possa risalire a quei secoli, quando la popolazione cittadina, nella sua cupa vita quotidiana, poteva trovare gioia partecipando all'interessata prodigalità dei potenti.

In una relazione del 1759 Gianalberto Tumermani descrive l'animazione strepitosa della gente mascherata per le vie cittadine; i cerimoniali della nobiltà, che si reca al rinfresco nel palazzo del Podestà; le ordinate compagnie sanzenate dei "puttelli, pulcinella e giardiniere" accompagnati da trombe, tamburi, fagotti e corni da caccia; le schiere dei cavalieri che precedono con spade sguainate il loro stendardo; l'omaggio di una corona di fiori sulla carrozza del Podestà, al quale uno dei Capi, salito nel palazzo "A CAVALLO DI UN CIUCO BARDATO INGUISA BIZZARRA E RIDEVOLE" e attorniato dalle sue maschere, rivolge un complimento e un invito in dialetto sanzenato; l'uscita dalla corte del Pretorio di centinaia di uomini carichi di cibi e vino mostrati con la sfilata del Bogon (un triplice giro a figurazione di chiocciola intorno alla piazza); il corteo di maschere, nobili e milizie verso San Zeno, seguiti dal Carro dell'Abbondanza carico di pane e botti di vino; il grande palco davanti alla Basilica, nella piazza dove si impastano gli gnocchi e si distribuiscono vettovaglie agli abitanti del rione. Infine la festa con balli e giochi notturni alla sede del Podestà, che il mattino seguente i sanzenati tornavano a ringraziare. Durante i secoli della Serenissima Repubblica la Festa del Gnocco seguitò ad essere sostenuta dal pubblico erario, e la tradizionale manifestazione carnevalesca continuò anche durante l'occupazione francese. Nel 1799 un decreto del capitanio di Verona Francesco Donato, autorizzava la riunione per la domenica 11 luglio a San Zeno per l'elezione di 36 persone della Contrada che dovevano formare la Mascherata e che eleggevano tra loro il Capo della Mascherata. Nel 1806 il Viceré principe Eugenio fece stanziare un sussidio di 6.000 lire per l'organizzazione, restando a carico dei partecipanti, negozianti ed artigiani, le spese dei carri allegorici. La festa continuò ad aver luogo e nel 1838, per merito del podestà Giovanni Orti Manara, fu rinvigorita con notevoli innovazioni, come l'istituzione della CAVALCATA DI TOMASO DA VICO CON 24 CAVALIERI IN COSTUME e l'aggiunta di 28 carri allegorici al seguito del Carro dell'Abbondanza. Il Baccanale si spense sul finire della dominazione austriaca e con l'unità d'Italia riprese in tono minore. Sospeso nuovamente nel 1900, risorse nel 1923 per l'elezione della Reginetta di Verona e per merito degli studenti che vi parteciparono attivamente con i loro carri e un corteo. Definitivamente riprese le manifestazioni del carnevale veronese continuano ogni anno con un entusiasmo e una partecipazione sempre crescenti. Ai nostri giorni el Baccanal del Gnoco è l'evento principale del Carnevale Veronese, con una GRANDE SFILATA DEI CARRI ALLEGORICI che attraversano le vie del centro storico di Verona nell'ultimo venerdì prima della quaresima, sotto l'occhio attento di 100mila spettatori di ogni età.

© autore dell'articolo: Iacopo Mutascio

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