EDMONDO BACCI (opere 1950 1955)



sino a metà novembre viene presentata alla Galleria dello Scudo una selezione di dipinti dei primi anni ‘50 di Edmondo Bacci, personalità appartenente alla ristretta cerchia di eccellenze artistiche attive a Venezia nel secondo dopoguerra e senz’altro tra i pochi autori nel panorama italiano ad aver rielaborato con notevole anticipo le potenzialità espressive legate all’astrazione, filtrate attraverso le nuove tendenze provenienti da Europa e Stati Uniti. La mostra propone la fase più lirica dell’opera di Bacci, quando l’artista, già affermato negli ambienti espositivi legati allo Spazialismo e tra gli interpreti più innovativi a livello nazionale, viene notato da Peggy Guggenheim. 
 
Ed è proprio la nota collezionista americana a rivolgere la propria attenzione a Bacci, promuovendone l’ingresso in importanti collezioni pubbliche e private d’oltreoceano e acquisendo per la propria raccolta ben sei lavori datati fra il 1950 e il 1962. La forza generativa del colore, la rottura dei piani spaziali e la funzione primaria attribuita a una singolare ricerca luministica sono alcuni tra gli elementi distintivi di un linguaggio che reinterpreta in chiave astratta le fabbriche e le periferie industriali, luoghi divenuti simbolo di modernità ed emblema di quello sviluppo economico destinato a segnare, per almeno un decennio, la fase di grande rinascita del paese dopo la ricostruzione post-bellica
 
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