ET IN ARCADIA EGO



Et in Arcadia Ego è un inedito progetto espositivo di Giulio Paolini, frutto della prima collaborazione tra la Galleria d’Arte Moderna Achille Forti e l’iniziativa Habitat, ideata dal direttore artistico di ArtVerona Stefano Raimondi. Habitat intende approfondire quella specifica ricerca di spiccata connotazione ambientale che matura in Italia con Lucio Fontana a partire dalla fine degli anni quaranta e fiorisce in modo definitivo negli anni sessanta, sviluppandosi poi con traiettorie e prospettive diverse e originali fino ai giorni nostri. La Galleria d’Arte Moderna Achille Forti e ArtVerona presentano un progetto espositivo di Giulio Paolini, a cura di Patrizia Nuzzo e Stefano Raimondi. Paolini, tra gli artisti italiani più affermati a livello internazionale, è l’autore che maggiormente ha incentrato la propria ricerca intorno alla correlazione tra spazio, opera e fruitore. Per Paolini l’esposizione rappresenta un ritorno nella città di Verona, dove tra il 2001 e il 2002 la Galleria d’Arte Moderna Achille Forti gli dedicò un’antologica in occasione dell’assegnazione del Premio Internazionale Koinè 2000. 
 
Il progetto espositivo si configura come un viaggio nella storia dell’arte, nonché la possibilità per l’autore di delineare un percorso visivo, lirico e concettuale caratterizzato da elementi chiave tipici della sua ricerca artistica, tra cui l’inserimento di un’opera della collezione civica della Galleria d’Arte Moderna Achille Forti, il Genio di Antonio Canova, che entrerà in dialogo con lavori inediti dell’autore concepiti appositamente per il prestigioso spazio di Palazzo della Ragione. L’apparizione della Vergine (1995-1996) di Giulio Paolini, acquisita dalla Galleria a seguito della mostra a Palazzo Forti, sarà il fulcro dell’intero Habitat, attorno alla quale si disporrà la narrazione dell’autore. L’opera in collezione propone una enigmatica relazione di sospensione fra due elementi disposti l’uno al suolo e l’altro a mezz’aria: sul pavimento è collocato un ingrandimento fotografico di La Sainte Vierge di Francis Picabia, mentre sospesa dal soffitto, con un cavo d’acciaio, pende la custodia aperta di un violoncello, foderata di blu. Entrambi gli elementi alludono a una rivelazione, a una apparizione: come dall’astuccio echeggia il suono dello strumento assente, così dall’enigmatica chiazza d’inchiostro affiora il disegno di un’ipotetica e illeggibile immagine.
 
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