LEZIONI ITALIANE



sino a metà settembre gli spazi espositivi della galleria La Giarina ospitano la mostra LEZIONI ITALIANE, collettiva degli artisti Andrea Bianconi, Claudio Costa, Aldo Mondino, Ehsan Shayegh e Silvano Tessarollo curata da Luigi Meneghelli. Bizzarro orditore di trame ed ossessivo catalogatore di immagini, narratore mitomane e sognatore dalla fantasia sfrenata: Andrea Bianconi (Arzignano, 1974) usa i suoi inchiostri per costruire un'architettura che Calvino avrebbe definito “uno sfacelo senza fine né forma”. Egli sembra fondere insieme la concentrazione e la leggerezza; riempire le sue piccole forme di connotati ingegnosi, costringendo quasi l'osservatore ad esaminarli con l'aiuto di una lente, e insieme lasciare alle superfici una sovrana levità. Niente viene detto in modo esplicito: ogni segno, ogni tocco suscitano nella mente significati e allusioni, e ognuna di queste allusioni porta in sé un corteo di altri significati. Come i grandi poeti persiani, che realizzano poemi immensi incastrando storielle quasi invisibili, Bianconi conosce l'arte dell'intreccio e del riflesso, degli intarsi che si illuminano a vicenda, suggerendo prospettive labili e infinite: vere ipotesi di ipotesi, che si concludono solo nel vortice della loro moltiplicazione. 
 
Il lavoro di Claudio Costa (Tirana 1942 – Genova 1995) si colloca tra malia e magia, tra scienza e metafisica. Egli è filosofo e antropologo, oltre che poeta. Per lui si potrebbero usare le parole che Calvino adopera per introdurre la scultura del belga Reinhoud: “percorsi ctoni”, “lamine di rame che s'agitano come sudari di fantasmi”, “apparizioni delle origini”. Anche per Costa si tratta sempre di un viaggio alle radici della meraviglia, dove si depositano le esperienze passate, la sapienza dell'umanità, tutto quel mondo di miti, conoscenze, simboli che costituiscono il nostro patrimonio storico. Il suo è un autentico recupero del residuo, una rigenerazione dello scarto, una illuminazione di tutte le potenzialità d'immagine latente nelle spoglie delle cose. Aldo Mondino (Torino 1938 – 2005) dà vita ad un linguaggio che fonde insieme ironia e lirismo, sogni e contraddizioni. Pesca dalle immagini di tutti i giorni, ma anche dalla storia dell'arte, per spingerci a riscoprirle e a ripensarle con sottile humour. ”In una cornice informale” (1974) la pittura sembra giocare con il perimetro tradizionale attraverso un gesto e una forma in libera uscita; in “Sonnenuntergang” (tramonto) insegue l'effetto ruvido e vigoroso di una xilografia. È sempre l'inganno ottico e linguistico a interessare Mondino. Egli tenta di “chiudere il cielo in una pozzanghera”, avrebbe detto Vertone; vuole leggere “il mondo alla rovescia, facendone uno spettacolo carnevalesco”, avrebbe suggerito Calvino.
 
>> INGRESSO LIBERO. orari di apertura 15.30/19.30; chiuso il lunedì e nei giorni festivi
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