BARNILS BERRUTI GALIMBERTI SHAFIK



sino a fine settembre la galleria MarcoRossi di Verona ospita una interessante mostra collettiva, con opere di Sergi Barnils, Valerio Berruti, Maurizio Galimberti, Medhat Shafik e Paolo Ventura. SERGI BARNILS, artista catalano con cui la galleria Marcorossi lavora da oltre quindi anni, è nato a Bata nel 1954, capitale della Guinea Equatoriale. Attualmente vive e lavora a SantCugat, nei pressi di Barcellona. Attraverso un segno geometrico che si stempera nell’utilizzo dei colori mescolati alla cera calda, Barnils è giunto a condensare nelle proprie immagini, sia pure astratte e dense di graffiti primordiali, le sue più intime riflessioni sulla condizione umana: dalle opere, ma soprattutto dai colori brillanti si sprigiona un intenso sentimento di celebrazione della bellezza della vita, in ogni sua forma e divenire. L’artista ha vinto il Premio Internazionale di Pittura a Tossa de Mar (Girona). Fra le esposizioni recenti più prestigiose si ricordano: nel 2008 Museo del Complesso dei Disciplini a Clusone; nel 2009 Museo di Palazzo Principi di Correggio (con testi in catalogo di VladekCwalinski e Sandro Parmiggiani); nel 2011 mostra antologica Envers la Ciutat Esplendent alla Fondazione Caixa Terrassa di Barcellona (a cura di Luca Beatrice). Esposte in galleria alcune opere pittoriche recenti e vasi in ceramica. VALERIO BERRUTI è nato nelle Langhe nel 1977. Nonostante un percorso che lo ha portato negli USA, in Giappone, in Corea, in Sud Africa, a Singapore e in molti paesi europei, è fortemente legato alla sua terra dove vive e lavora. Il suo tratto essenziale, il suo linguaggio puro, ci permette di recuperare l’intensità di emozioni e affetti visti con gli occhi di un bambino. In galleria sono esposti alcuni disegni e una scultura che testimonia come l’arte plastica sia diventata ormai un linguaggio proprio dell’artista, quanto l’affresco su juta e le video animazioni realizzate assemblando centinaia di disegni. Nel 2009 è stato il più giovane artista presentato al Padiglione Italia della Biennale di Venezia e negli anni ha collaborato con scrittori e musicisti quali Andrea Bajani, Lucio Dalla, Paolo Conte e Ryuichi Sakamoto. Tra le mostre recenti ricordiamo quelle alla Galleria Civica di Modena, al Pola Museum di Tokyo, alla Formal Military Accademy di Belgrado, alla Fondazione Stelline di Milano, al Salon Blanco a Cuba, a Bricco Rocche di Castiglione Falletto presso la tenuta Ceretto, alla Nirox Foundation di Johannesburg. Nel 2014 ha partecipato al 19° Premio Cairo con la video animazione Fermati. O sole! Nel 2015 è stato invitato alla rassegna HolyMisterY - Il Sacro e il Mistero nell'Arte Contemporanea, organizzata in occasione della Ostensione della Sindone a Torino nel 2015.
 
MAURIZIO GALIMBERTI uno dei fotografi italiani più noti nel mondo, nasce a Como nel 1956, vive e lavora a Milano. Dopo un esordio con la fotografia analogica, si accosta nel 1983 al mondo della Polaroid, della quale diviene, già nel 1989, testimonial ufficiale, inventando la tecnica dei ritratti a mosaico fotografico. La popolarità di questa tecnica lo porta a diventare ritrattista ufficiale del Festival di Venezia nel 1999 e nel 2003, anno in cui il suo ritratto di Johnny Depp sarà la copertina del Times Magazine inglese. Ritrae negli anni moltissimi personaggi del mondo della cultura, dello spettacolo e dell’imprenditoria: da Carla Fracci a Mimmo Rotella, da Lady Gaga a Robert De Niro, dal Cardinale Scola a Giovanni Rana. Realizza negli anni reportage sulle città di New York, Parigi, Lisbona, Berlino, Venezia e Napoli ed espone mostre, in spazi privati e pubblici, in tutto il mondo. Ha lavorato per molte aziende e ha vinto numerosi premi, nel 2014 ha partecipato al prestigioso TEDxROMA dove ha realizzato una performance life, fotografando Vint Cerf, uno dei padri di internet. Nel 2015 per un anno, il Polaroid Museum di Las Vegas espone la rassegna Capturing Celebrity alla quale Galimberti partecipa con i ritratti di Kate Winslet, Benicio Del Toro e Javier Bardem, assieme a Andy Warhol, Lucas Michael, Maripol, Marc Serota e Tim Mantoani. In occasione di Expo ha realizzato un prestigioso volume sulla città di Milano. La Fondazione Cartier e Discovery Channel, per conto di Vodafone, hanno realizzato un documentario sul suo lavoro. La galleria di Verona a settembre presenterà una mostra personale dell’artista, dedicata alla città e ai suoi protagonisti. 
 
MEDHAT SHAFIK è nato in Egitto nel 1956, ma dal 1976 vive e opera in Italia, collaborando con la Galleria Marcorossi rtecontemporanea fin dai suoi esordi negli anni Novanta. Diplomato in pittura e scenografia presso l’Accademia di Belle Arti di Brera, dagli anni Ottanta partecipa con successo a molte rassegne artistiche nazionali e internazionali, arrivando ad una vera e propria consacrazione alla Biennale di Venezia del 1995, in occasione della quale il Padiglione Egitto, da lui rappresentato con due connazionali, viene premiato con il Leone d’Oro delle Nazioni. L’artista è particolarmente legato a Verona, dove ha esposto un’importante personale, curata da Giorgio Cortenova, a Palazzo Forti, nel 2007 e partecipato alla rassegna Settimo Splendore con la quale è stato inaugurato il Palazzo della Ragione; una sua installazione intitolata “La dimora del poeta” fa parte della collezione di arte contemporanea della città. Nella collettiva in galleria sono esposte opere, su tela e carta caratterizzate dal consueto linguaggio in equilibrio tra il mondo contemporaneo, l’incisione rupestre e il segno arabo. Un lessico che permette all’artista di comporre una fitta trama di racconti evocativi di una dimensione antica, quasi a voler ricordare o ritrovare un’arcaicità, egizia ma non solo, andata ormai perduta. PAOLO VENTURA e’ nato a Milano nel 1968, ha vissuto per molti anni a New York, da qualche anno è tornato a vivere in Italia, diventando uno dei fotografi più apprezzati. Il suo lavoro e’ stato esposto in musei e gallerie private di tutto il mondo. Le sue fotografie fanno parte di collezioni importanti, fra cui il Museum of fine Arts di Boston, la Library of Congress di Washington, la Maison Europeenne de la Photographie di Parigi, il Mart di Rovereto e il MaCro di Roma. Simili a teatrini, dove si aggirano personaggi solitari, misteriosi, in un tempo come sospeso, difficilmente identificabile, le sue opere trasportano gli spettatori in un universo onirico, con atmosfere irreali e al contempo famigliari. Definire Paolo Ventura semplicemente un fotografo, è sicuramente riduttivo, si tratta in realtà di un inventore di sogni, di un cantastorie che con un lavoro artigianale, certosino, costruisce dei veri e propri mondi, dei quali è protagonista assieme ai suoi famigliari e dove tutti i particolari, dall’abbigliamento agli oggetti, sono frutto di una ricerca meticolosa; nascono così le sequenze di immagini che una volta fotografate costituiscono il racconto. In galleria è esposta una sua Short Story, composta da 7 fotografie, intitolata “Il lanciatore di coltelli”
 
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