HERE THE DREAMERS SLEEP



In queste settimane  gli spazi espositivi della galleria Box Art Gallery ospitano una nuova dell'artista Andrea Mastrovito intitolata HERE THE DREAMERS SLEEP. La mostra dedica il suo titolo all’epitaffio inciso sulla tomba degli Andersen conservata nel Cimitero Acattolico di Roma, dove sono sepolti Andreas Andersen (morto a Boston nel 1902), la cognata Olivia Cushing (morta a Roma nel 1917), la mamma Helene Morsen (morta a Roma nel 1927), Hendrik (morto a Roma nel 1940) e la sorella adottiva Lucia Lice Andersen (scomparsa nel 1978), ultima custode dell’attuale casa museo, costruita secondo il disegno e gli intenti dell’artista norvegese americano nel 1922-24. Le vicende biografiche di tutti i protagonisti sono significative per comprendere la dedica e la definizione di “sognatori”, poiché tutti i protagonisti della famiglia condividono un grande progetto di passione culturale per l’arte e la poesia. La mamma Helene giunta a New Port nel 1873 nella povertà e nelle difficoltà economiche e sociali, lavorava come lavandaia per mantenere la famiglia, sognando per i figli Andreas, Hendrik e poi Arthur, nato a New Port nel 1879, una vita libera dalle miserie di un padre alcolista violento e quindi vissuta negli ideali della pittura della scultura e della musica. Grazie agli aiuti di famiglie agiate come i Cushing, i suoi figli, pur lavorando fin da bambini, potranno andare in Europa e studiare a Parigi, Firenze e Roma. Qui soprattutto dopo la morte di Andreas, si riuniranno le donne della famiglia a sostenere il progetto della costruzione di una città universale The Creation of World Centre of Communication, luogo ideale per una città delle arti, della musica e delle scienze, un grande progetto utopico per una Europa pacifica. Il volume, realizzato con il contributo dell’architetto francese Hébrard verrà pubblicato a Parigi nel 1913 e presentato alla Sorbona con una conferenza di Paul Adam. Quale sogno più grande poteva nascere negli anni del primo conflitto mondiale?
 
Citando i titoli di due dei sette cicli esposti, si parte dall’esilio per giungere all’indipendenza, attraverso un pari numero di soste, effettuate da Sabella uomo, e dall’artista, tra 2004 e 2014. A queste sei tappe, come preannunciato, si somma un’area di passaggio denominata In Transition. I luoghi ritratti non sono reali, ma radicati nella memoria, su cui si innesta l'immaginazione, senza più alcuna aderenza con l’oggettività o con il passato. Allo stesso modo, dicevamo, lo sviluppo temporale degli spostamenti da un luogo A a B viene meno, rendendo possibile far convivere, all’inizio del percorso espositivo, i due estremi del viaggio. La tomba attuale rispecchia il progetto che avevano pensato Hendrik e Olivia nel 1916 poco prima della prematura scomparsa di Olivia. L’interno è decorato con mosaici dorati che rivestono l’interno della cupola e decorazioni policrome in bronzo dorato; inoltre è presente un angelo in gesso che abbraccia la figura femminile raffigurante Olivia. Nel museo Andersen si conserva la maquette in gesso della tomba, spoglia delle decorazioni policrome. In origine la tomba alla Piramide Cestia doveva conservare anche il gruppo monumentale dell’Angelo della Vita (o Vita Eterna), oggi conservato nel museo, ed esposto nel 1911 nel suo modello in gesso nell’edificio di Giuseppe Bazzani a Valle Giulia per l’Esposizione Universale, dove rimarrà con alterne vicende fino al 1914, sistemato nel salone centrale. In seguito ai problemi statici causati dalle sue dimensioni, nel 1947 il monumento sarà trasferito definitivamente dal Cimitero Acattolico nella casa-museo dove attualmente si trova. Gli anni in cui viene progettata la tomba sono anni in cui Olivia e Hendrik si dedicano intensamente alla diffusione del grande progetto utopico del The Word Centre of Communication. Sono gli stessi anni in cui l’associazione pacifista World Conscience promossa e istituita da Olivia e Hendrik nel 1912 li aveva condotti in giro per l’Europa e l’America, a New York, stabilendo contatti con diversi magnati americani come i Wanderbild a New York o con i Ginn a Roma e New York o con il filantropo svizzero Albert Kahn. 
 
Questi sono anche anni di alacre progettazione per la realizzazione di un museo all’aperto delle sculture realizzate, scontrandosi con il diniego delle autorità cittadine. L’associazione assume una notevole rilevanza tra i movimenti pacifisti internazionali, tanto che il filosofo pacifista Umano, pseudonimo di Gaetano Meale, lavora con loro per la stesura della seconda parte del progetto del World Centre, con finalità e intenti politico-istituzionali. Olivia in questi stessi anni scrive i suoi Diari e The Biblical Plays, drammi religiosi che Hendrik pubblicherà postumi. Questo intimo legame intenso, intellettuale e idealmente fisico di Hendrik con Olivia, la cognata rimasta vedova, che lo sosterrà mentalmente, economicamente e spiritualmente fino alla fine, trova una emozionante pagina nei Diari di Olivia, alla data del 22 dicembre 1903: «Mi è sembrato come un sogno quando Henry è venuto nella mia stanza l’altra notte, come sempre, ed in qualche modo ho capito che mi ha sempre amata, anche lui, da quando ci siamo incontrati, e ancora mi ama. Sembra impossibile, ma è così. (...) Per me la vita o la morte significano poco, sono andata oltre. La relazione cresciuta tra me ed H. ha un significato più profondo di quello che io stessa pensavo (…). Lui capisce che tutto il mio essere appartiene ad Andreas, a lui, attraverso il suo amore per noi e il nostro per lui, appartiene a noi, profondamente, intimamente (…)» . Le figure della famiglia Andersen che riposano nel cenotafio dei sognatori sono legate tra di loro dai medesimi desideri, si identificano in un mondo, una città ideale che possa far scaturire una fontana vitale di arte e scienze, un’aspirazione che seppure ancora chiusa in una casa-museo, vive e si rinnova sempre più nelle sale espositive con artisti italiani e stranieri che interpretano il senso profondo del suo pensiero creativo.
 
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