GLADWELL LUKAS MASUYAMA RENTO



sino al 14 febbraio la galleria Studio la Città ospita una esposizione collettiva di quattro artisti che interpretano il contemporaneo in modo unico e coinvolgente: Shaun Gladwell, Emil Lukas, Hiroyuki Masuyama e Greta Rento. Una mostra che cattura il visitatore sin dalla prima sala, dedicata a una video installazione di Shaun Gladwell, fra i più riconosciuti artisti australiani. Il suo lavoro si sviluppa attraverso l’utilizzo di forme di espressione urbana come skateboarding, hip-hop, graffiti, bmx bike riding, break-dancing e sport estremi. Progetti video che si fondano sullo studio del corpo umano all’interno dello spazio, confrontandosi con differenti formati video, sperimentando il multicanale e utilizzando superfici architettoniche come aree di proiezione. Non è lontano da alcuni generi artistici tradizionali come ad esempio il sublime o la rappresentazione del panorama romantico, ma il suo linguaggio non mira né ad aggiornarli né a recuperarli. Al contrario, queste due tendenze si contaminano fra loro, elevando ad arte anche le performance di strada o le varie attività sottoculturali delle periferie urbane. Qui, Shaun, comunica il suo interesse nei confronti del paesaggio attraverso il video bmx channel. Il ciclista scozzese Matti Hemmings è stato l’inventore di un particolare stile di guida di queste particolari biciclette, definito flatland. Le manovre intricate e danzanti di Hemmings sono rese in slow motion e incorniciate da un colonnato Edoardiano, una struttura situata dentro l’inquadratura della video installazione. Nella composizione la bandiera del Regno Unito ricopre un ruolo centrale. Questo simbolo definisce chiaramente come britannico il paesaggio che vediamo sul video. Sotto il ciclista si staglia il canale della Manica e, al di là, la Francia, la nebbia rende sfocata la linea dell’orizzonte tra cielo e mare il tutto avvolto da una colonna sonora elettronica-ambient che offre un’interpretazione musicale degli elementi spaziali. Di seguito si accede al mondo dello statunitense Emil Lukas, proposto da Studio la città nel 2012, dove protagonista era la grandissima installazione meccanomorfa Curvature. Ora l’artista torna presentando cinque lavori completamente diversi e appositamente studiati per la location scaligera. Le opere sono composte da una policroma trama di fili inchiodati sulla tela. Migliaia di metri di colori che creano un mondo dove perdersi nel gioco dell’immaginazione, del vedere quello che non c’è e scovare dettagli capaci di svelare la chiave di un intimo simbolismo. Emil utilizza una vasta gamma di materiali che vanno dal gesso, al legno, alla tela e ai rifiuti. Ma i suoi lavori, non possono essere propriamente catalogati come scultura o pittura: sono piuttosto lavori tridimensionali, costituiti da diversi strati sovrapposti in cui, interno e esterno, superficie e supporto si fondono senza lasciare spazio ad una schematica distinzione.
 
Nella sala successiva Hiroyuki Masuyama, una collaborazione che dura ormai dal 2002 che oggi è sottolineata presentando una sorta di raccolta dell’opera dell’artista e da un libro che diventa il punto fermo, il documento narrativo di un’attività ormai pluridecennale. Esposti gli ultimi cicli dell’artista giapponese noto per le sue geniali sovrapposizioni tra luoghi dipinti e luoghi fotografati. Alle vedute di J.W.M. Turner si affiancano oggi quelle di Caspar David Friedrich, di Caspar Wolf, ma anche quelle di cartoline d’inizio del secolo scorso. Infine il percorso si conclude con la giovane Greta Rento. Nata a Feltre, nel 1986, dopo la laurea lettere e filosofia all’Università di Padova nel 2009, ha vissuto a Londra dove ha frequentato il Central Saint Martin, dedicandosi al mondo del fashion jewel e lavorando come production manager. Nel 2013, rientrata in Italia per avvicinarsi al mondo dell’artigianato scultoreo, come da tradizione familiare. Ha aperto un suo laboratorio nella città natale dove si occupa di un personale progetto artistico: una sintesi di arte contemporanea e design racchiusi in un focus che unisce materia, natura, forza dell’uomo e dello scorrere del tempo. Proposte opere create in due anni di lavoro come la grande installazione composta da 175 esemplari, pezzi unici in pietra chiara contenenti piccoli lumini, Lucciole del 2013, e opere in pietra scura nati dal ritrovamento di un unico masso dolomitico, contenente una quantità inusuale di fossili al suo interno, Forever e ll mare dentro, entrambi del 2014. «Il mio lavoro e’ immerso nel misticismo e nella natura dei luoghi in cui sono cresciuta – afferma Greta – la maggior parte degli oggetti che creo sono in pietra, come da tradizione di famiglia, coinvolgendo una varietà di differenti materiali tra cui l’acciaio, il bronzo, il legno e affidandomi ad abilità artigianali, artistiche e tecnologiche. Esploro l’interconnessione di elementi: cosmici, terrestri, consci ed inconsci, passati e futuri, scientifici e spirituali oltre che la relazione tra tradizione artigianale e nuovi processi tecnologici. Creo oggetti – continua l’artista – che, attraverso le loro forme e colori celebrano la bellezza del quotidiano, rievocano la natura, le tradizioni e i rituali. Pezzi senza tempo, fatti per essere utilizzati, goduti ed esprimere il grande fascino che la materia, come pure il processo lungo, impegnativo e allo stesso tempo meditativo dell’opera unica fatta a mano, hanno da sempre esercitato su di me»
 
>> INGRESSO LIBERO; la galleria è aperta da martedì a sabato. orario 9.00-13.00 e 15.30-19.30
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